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BORGHI

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COLONNATA

Il borgo di Colonnata è famoso in tutto il mondo per il famoso lardo che stagiona in piccole vasche - chiamate conche - realizzate con il particolare marmo di una cava che sorge a ridosso del paese.
Un borgo il cui nome sembra derivare dalla purezza del marmo che veniva da questa valle e che veniva utilizzato per le colonne dei templi romani. Romani che proprio qui crearono il primo insediamento per tenere gli schiavi che lavoravano nelle miniere.

Cibo e lavoro durissimo. Il lardo era un cibo povero, riservato ai lavoratori più umili, fondamentale per recuperare le energie perse durante gli scavi. Un cibo che i locali decisero di insaporire mettendolo a stagionare dentro le conche di pietra assieme ad aromi per recuperarlo dopo sei mesi trascorsi dentro la salamoia. Una tradizione inalterata che oggi permette ad ogni viaggiatore di vivere un’esperienza di gusto davvero speciale: gustare un piatto unico al mondo seduti ai tavoli di legno delle piccole larderie in un borgo avvolti dal silenzio e dalle voci delle persone che vi abitano.

 

Photo Credits:@CollePhoto

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TORANO

Torano è uno dei borghi dei cavatori da scoprire nella costellazione di tessere identitarie che caratterizzano le montagne sopra Carrara.
Il nome indica già quale fosse la funzione principale di questo paese: l’allevamento e l’addestramento dei tori per il trasporto dei pesantissimi blocchi di marmo tagliati nelle cave.

Torano oggi è un borgo intriso di arte contemporanea grazie a residenze artistiche e a festival dedicati all’arte come “Torano notte e giorno” che riempie le strade del vecchio borgo con la magia della bellezza. E con momenti di particolare emozione come la visione dei fuochi d’artificio che illuminano uno scenario unico al mondo.

 

Photo Credits: @SeaEdizioni2019

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FONTIA

Il ridente villaggio di Fontia, racchiuso tra le valli apuane, deve la sua esistenza e la sua notorietà ai due santi S. Nicolò e Santa Lucia. A queste figure storiche sono dedicate le due splendide chiese che sorgono imponenti, maestose e immutate al centro della cittadina. La vocazione religiosa degli abitanti riecheggia nelle piccole opere marmoree e nelle maestà votive incastonate come piccole gemme lungo le vie del borgo.

Fontia è tappa immancabile sul cammino della Linea Gotica.

 

Photo Credits: @SeaEdizioni2019

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BEDIZZANO

Nelle Tavole di Veleia (I secolo d.C.) si legge: FUNDUM BITUTIANUM A TITO BETUTIO FUSCO; l’iscrizione indica un possedimento (uno dei tanti elencati nelle tavole) ed il suo assegnatario: Betutio Fusco, che diede il nome al fondo stesso: Bitutianum, poi Bediolanum e, quindi, Bedizzano.

Oltre al vantaggio di essere vicino ai bacini marmiferi il poggio di Bedizzano aveva quello di essere circondato da boschi ed acque abbondanti. Queste caratteristiche ambientali dovettero assicurare al borgo una discreta vitalità anche nei secoli bui susseguenti alla caduta dell’Impero Romano. La prima citazione del paese, comunque, affiora nel 1035 ed è contenuta in un documento in cui si parla di boschi: particolare che rivela la continuità di una economia silvo-pastorale.

Ma la ripresa del marmo, iniziata nel secolo seguente, cominciò a rivivificare l’altra antica fonte di ricchezza della quale il paese aveva goduto in epoca romana. Da un documento del 1430 si apprende che alcuni degli operatori più abili e noti nel settore marmifero erano «de Beditiano»

Il non esclusivo legame con le cave giovò al paese anche da un punto di vista ambientale: il verde abbondante, la quiete, la freschezza del clima estivo, l’abbondanza di selve ed acque, indussero i Cybo Malaspina ed altre famiglie della nascente nobiltà locale a trascorrere in Bedizzano edificanti periodi di vacanze e, per conseguenza, a costruirvi dimore decorose: il palazzotto del Principe e gli edifici che circondano piazza Fratelli Bonuccelli ne sono un estremo avanzo.

 

Photo Credits: @SeaEdizioni2019

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MISEGLIA

Le tracce di lavorazione romana, gli arnesi, le sculture (prima fra tutte il bassorilievo dei Fanti Scritti) rinvenuti nelle cave circostanti il paese di Miseglia testimoniano che in epoca romana i giacimenti marmiferi di Calocara, Fantiscritti, Belgia erano intensamente sfruttati. Poiché gli addetti ai lavori dovevano risiedere in prossimità dei bacini, appare logico che l’ameno terrazzo posto ai piedi del Monte Croce dovette costituire luogo ideale per l’insediamento umano.

Miseglia è conosciuto dai locali come il paese dei mortai. Il paese intero rende omaggio all’antico mestiere dei mastri mortalai: coloro che artigianalmente, e manualmente, scolpivano il marmo duro delle Alpi Apuane, per realizzare i mortai utilizzati nella preparazione di diversi cibi e medicamenti. L'importanza storica e culturale di questa antica produzione carrarese è evidente: i mortai di Carrara sono stati certificati, infatti, come uno strumento essenziale e tradizionale per la preparazione dell’autentico pesto alla genovese.

 

Photo Credits: @MicheleAmbrogiPhotographer