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CENTRO STORICO

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PIAZZA ALBERICA

Siamo nella piazza più importante della città, dove un tempo c’era un grande prato destinato al mercato del bestiame, la Platea Porcorum, la piazza dei maiali. Questo, nel 1557, diventa il cuore della nuova città, della Carrara Nova immaginata dal giovane regnante Alberico I Cybo Malaspina che dona anche il nome alla piazza.

Nella nuova concezione urbanistica, i palazzi edificati dalle più importanti famiglie nobili e borghesi della città – i proprietari delle cave e mercanti del marmo – disegnano la caratteristica forma trapezoidale alla piazza. Inizia a formarsi anche la divisione della città per quartieri e per ceti sociali.

Rispetto al medioevo cambiano i rapporti urbanistici tra pieni e vuoti, tra spazi edificati e spazi liberi, a vantaggio di questi ultimi. Piazza Alberica diventa un grande spazio dedicato alla vita pubblica, quasi fosse un grande edificio aperto dove gli abitanti si incontrano, si relazionano, fanno affari. Sempre avvolti dall’aristocrazia carrarina. La forma della città si mette in relazione anche con la straordinaria natura circostante e la Piazza ha come fondale scenografico la collina e le montagne di marmo.

L’identità della città si afferma immediatamente anche al visitatore che qui giunge per la prima volta attraverso il marmo presente ovunque, dai dieci grandi rettangoli della pavimentazione fino alle facciate dei palazzi più prestigiosi.

Palazzo Del Medico appartiene ad una delle famiglie più ricche e potenti di Carrara, i Del Medico, il cui nome ha origine nel servizio di guerra al fianco dei Medici di Firenze. Erano i più grandi proprietari di cave e i fornitori del pregiato materiale per la Fabbrica di S. Pietro oltre a corti e aristocratici di tutta Europa. Il Palazzo, che ha ospitato Antonio Canova durante la sua sosta a Carrara, è collegato visivamente tramite via Loris Giorgi, ex via Alberica, con il vicino Palazzo del Principe. I due edifici sembrano guardarsi, osservarsi, uniti per guidare la città.


Palazzo Diana delle Logge è il primo grande palazzo ad essere costruito sulla piazza e ha origini Cinquecentesche, realizzato lungo le mura della città medievale. Il bel loggiato è il luogo ideale dove fare scambiare parole e fare affari, al riparo del sole e della pioggia. Letteralmente all’ombra della potentissima famiglia Diana, uno dei principali simboli dell’aristocrazia del marmo.

Il monumento centrale con fontana, inaugurato nel 1826 e scolpito da Pietro Fontana e altri artisti carraresi è dedicato a Maria Beatrice d’Este in veste di Minerva. Duchessa di Massa e Principessa di Carrara, è l’ultima sovrana indipendente di questo territorio.

 

Photo Credits: @Collephoto

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DUOMO

Tre secoli è stato il tempo necessario per finire questa meraviglia di marmo. Ma la sua eccezionalità costruttiva sta nel fatto che non soltanto gli ornamenti, ma anche tutte le strutture, compreso il campanile, sono realizzate in blocchi di marmo delle Alpi Apuane che qui esprime quella potenza decorativa che il mondo intero conoscerà nei secoli successivi.

Eretto probabilmente su un nucleo molto antico e dedicato a Sant’Andrea apostolo, la prima testimonianza scritta risale al 1035. É intorno a questo edificio sacro che cresce il borgo medievale di Carrara.

Siamo in un punto strategico perché qui si incontrano tre strade: quella che porta verso la Lunigiana, quella che porta al mare e quella che porta verso le cave, la via Carriona, nel cui nome è evidente il riferimento ai carri che portavano i grandi massi di marmo. Di fronte al tempio dello spirito si snodano quindi gli scambi commerciali. Alle sue spalle, l’amministrazione della città. Al centro di tutto, la chiesa.

Il rosone a venti raggi è il simbolo ufficiale di Carrara Città Creativa UNESCO e richiama la ruota di quei carri, trainati da 15-20 paia di buoi, che trasportavano a valle tonnellate di marmo. Ruote forti, rinforzate in ferro, fatte per durare nel tempo, tanto importanti e presenti da creare il motto della città: “Fortitudo mea in rota” ossia “la mia forza è nella ruota”.

Edificata completamente in marmo, la sua facciata e la sua architettura ci raccontano le diverse influenze e fasi di costruzione che ne coinvolsero l’esterno e l’interno in un arco di tempo compreso fra il secolo XI e il XIV. Fasi che raccontano come l’influenza dell’antica città di Luni, il cui Vescovo aveva la proprietà dell’edificio, declini a favore dell’emergente città di Lucca ai cui ordini religiosi viene consegnata.

La qualità degli interventi ci racconta infine di come la vallata di Carrara fosse, già a partire dal 1070, meta di artisti e scultori delle più importanti scuole dell’epoca. Ne è prova lampante lo splendido rosone che richiama la ruota, simbolo della città e della sua identità più profonda: la lavorazione del marmo.

 

Photo Credits: @Gabdetails

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PIAZZA DUOMO

Per secoli, prima della rivoluzione urbanistica del 1500 culminata con la creazione della vicina Piazza Alberica, la piazza del Duomo è stata il cuore dell'antico borgo di Carrara. “Piazza Drent”, così veniva chiamata perché era inclusa dentro la prima cinta muraria medievale, proprio di fronte all’incrocio delle principali strade di comunicazione, crocevia di persone, spiriti e affari.

Al centro della piazza la statua “del Gigante”, opera incompiuta di Baccio Bandinelli, grande rivale di Benvenuto Cellini, che rappresenta Andrea Doria nelle vesti del dio Nettuno. L’opera, commissionata per celebrare il grande ammiraglio genovese, è incompleta per le dispute createsi tra lo scultore e i committenti. Tra ritardi, mancati pagamenti e ripicche la statua non venne mai completata e venne lasciata a Carrara dove, nel 1563, Alberico I la riutilizzò per farne una fontana ed impreziosire così la piazza del Duomo.

In questa piazza prese in affitto una casa Michelangelo Buonarroti, uno dei più grandi artisti della storia. Durante i lunghi mesi che trascorreva a Carrara si confrontava con i cavatori salendo fino alle cave, imparando i segreti più intimi della pietra e controllando ogni singolo blocco che poi, nelle sue mani sarebbe diventato un capolavoro dell’umanità.

 

Photo Credits: @Collephoto

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ACCADEMIA DI BELLE ARTI - CASTELLO MALASPINA

Nel periodo medievale l’asse cittadino su cui si calibra la vita quotidiana del borgo è tra il vicino Duomo di marmo e il Castello dei Malaspina, la «Rocha de Cararia», questo potente torrione quadrangolare massiccio, protetto da fossato e ponte elevatoio.

Nel XVI secolo, affianco al Castello, Alberico I Cybo Malaspina avvia la costruzione del Palazzo del Principe che avrebbe ospitato la corte quando risiedeva a Carrara. Alberico, che governerà lo stato di Massa e Carrara per quasi 70 anni diventando uno dei più longevi sovrani della storia, rivoluziona l’assetto della città e il Palazzo diventa il cuore di questa grande trasformazione.

Dagli inizi del 1807 nelle sale del doppio edificio ha sede l’Accademia di Belle Arti, una delle più antiche d’Europa, fondata da Maria . Al suo interno, tra decorazioni, stemmi, reperti antichi e gessi di Canova, Thorvaldsen, Bartolini esposti nella ricchissima gipsoteca, è conservata anche l’edicola dei Fantiscritti che ha dato nome all’omonimo bacino marmifero. Su questa particolare opera scultorea di marmo del III secolo sono incise le firme dei viaggiatori del Grand Tour e artisti tra cui Michelangelo e di Canova.

 

Photo Credits: @MicheleAmbrogi

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PIAZZA DELLE ERBE

Piazza delle Erbe, chiamata dai carraresi “piazeta”, dovrebbe essere l’area corrispondente al più antico insediamento romano di Carrara.

Le tracce dell'epoca romana sono rare da trovare perché in quei secoli il centro urbano di riferimento era la vicina città romana di Luna (odierna Luni). Questa era il crocevia per il commercio del marmo che già 2000 anni fa veniva tagliato nelle cave delle Apuane e trasportato fino al mare per poi adornare le più belle costruzioni della Roma imperiale. Con la decadenza dell'impero romano anche Luna perse importanza e centralità mentre iniziava a crescere quella di Carrara e del suo marmo.

La famiglia Diana, che assieme a quella dei Del Medico fu tra i principali fornitori di marmo della Fabbrica di San Pietro, era la proprietaria del palazzo con il particolare portale di marmo, costituito da due pilastri con figure di mori che tengono sulla testa un guanciale.

Il volto rappresentato sul murales, realizzato da Wally e Alita degli Orticanoodles, è quello di Francesca Rolla, una delle donne che salvarono Carrara dall'evacuazione ordinata dai tedeschi.

Siamo nel 1944, i tedeschi vogliono mettere in sicurezza uno dei due capi della linea gotica, il sistema di fortificazioni costruito per fermare l‘avanzata alleata, e ordinano alla popolazione di abbandonare Carrara. La mattina del 7 luglio in questa piazza dove si tiene il mercato, un gruppo di donne decide di protestare rovesciando a terra le ceste colme di cibo per poi recarsi a manifestare davanti al comando nazi-fascista al grido: “non abbandonare la città”. Pur sotto la minaccia delle mitragliatrici non cedono e ottengono che il decreto venga sospeso. Carrara, con Massa e Montignoso sarà uno dei capisaldi della resistenza e l’azione delle donne di Carrara è riconosciuta nelle motivazioni ufficiali con cui è stata conferita alla città la Medaglia d’oro al merito civile.

Il cammino della linea gotica è oggi un cammino di pace e di bellezza che unisce i due lati dell’Italia in 18 tappe.

 

Photo Credits: @CollePhoto

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mudaC MUSEO DELLE ARTI DI CARRARA

Il mudaC - museo delle arti di Carrara è una istituzione culturale dedicata alle arti contemporanee. Dal 2012 il Museo ha sede all’interno dell’ex Convento seicentesco di San Francesco e ospita una collezione di opere d’arte di proprietà del Comune di Carrara, che dal Secondo Dopoguerra ad oggi testimonia il forte legame della città con la produzione artistica con l’industria del marmo della città e del territorio, tracciandone le evoluzioni in rapporto ai diversi linguaggi del contemporaneo.

Il complesso di San Francesco, costituito dalla Chiesa e dall’annesso Convento, fu edificato nel XVII sec. per volontà di Carlo I Cybo Malaspina, principe di Massa e marchese di Carrara. Il complesso, con il suo schema a claustrum, si forma senza un vero e proprio progetto ma con una certa casualità dettata dalle esigenze funzionali. Il convento, infatti, nel corso dei secoli è stato caratterizzato da diverse destinazioni, determinate dal passaggio a differenti ordini monastici fino ad arrivare nel XIX sec., in epoca napoleonica, a divenire laboratorio di scultura. Nel 1868 il Convento viene ceduto al Municipio di Carrara e subisce interventi edilizi che lo trasformano notevolmente.

La collezione è costituita da opere di artisti di fama nazionale e internazionale che hanno lavorato ed esposto a Carrara dalla seconda metà del XX secolo ad oggi, dalla Biennale Internazionale di Scultura del 1957 alle opere delle edizioni più recenti della Biennale, caratterizzate da una maggiore sperimentazione artistica e dall’uso di tecniche esecutive sempre più innovative. Parte della collezione è formata dalle opere realizzate per “Disegnare il marmo” che nel 2004 ha coinvolto numerosi artisti internazionali, alcuni dei quali si sono misurati per la prima volta con le molteplici declinazioni possibili del marmo, anche attraverso l’innovazione tecnologica applicata alla lavorazione.

Tra gli artisti presenti nella collezione permanente: Alberto Viani, Giuliano Vangi, Nardo Dunchi, Carlo Sergio Signori, Augusto Perez, Mirko (Basaldella), Jannis Kounellis, Giuseppe Spagnulo, Augustin Cardenas, Carol Rama, Andrea Branzi, Cyprien Gaillard, Nunzio, Denis Santachiara, David Tremlett, e altri.

 

Photo Credits: @D.Canali

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MUSEO CIVICO DEL MARMO

Istituito nel 1982 su iniziativa del Comune di Carrara il Museo Civico del Marmo è sede della memoria storica della città. E’ una struttura espositiva dedicata alla produzione e alla lavorazione del marmo nelle Alpi Apuane. La ricca collezione museale comprende reperti archeologici rinvenuti in cava, strumenti per l’estrazione e la lavorazione che offrono al visitatore un’immagine completa del più affascinante patrimonio locale. Negli anni il museo è stato oggetto di riqualificazioni che lo hanno attualizzato con la realizzazione di una nuova sezione espositiva, totalmente multimediale, interattiva e coinvolgente dal punto di vista sensoriale.

Nell’arco dell’anno accoglie continuativamente manifestazioni estemporanee e prevede ulteriori ampliamenti dell’orario di visita nel periodo estivo e in concomitanza con importanti iniziative ministeriali e regionali.

Il museo è diviso in sezioni

  1. sezione “Archeologia romana e storia del territorio” con preziosi reperti storici rinvenuti in cava;

  2. sezione dedicata alla più ricca “Marmoteca” d’Italia con i suoi trecentodieci campioni di marmi;

  3. sezione dedicata all'Archeologia industriale” con macchinari e strumenti per l’estrazione e lavorazione del marmo dall’epoca romana ad oggi;

  4. sezione dedicata alle “Applicazioni tecniche” con esempi di art design;

  5. sezione dedicata ai “Calchi” in gesso e le riproduzioni di icone marmoree per il restauro

  6. sostitutivo

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CARMI - MUSEO CARRARA E MICHELANGELO E PARCO DELLA PADULA

ll Carmi - Museo Carrara e Michelangelo è ospitato a Villa Fabbricotti, edificio ottocentesco situato all'interno del Parco della Padula, nella città di Carrara. Come dice il nome è dedicato e incentrato su Michelangelo Buonarroti, uno dei più grandi artisti mai esistiti, che su questa terra ha trascorso importanti periodi della propria vita.

Il complesso museale è articolato su tre livelli e ospita al piano nobile la mostra permanente incentrata sulla figura di Michelangelo.

Per la prima volta viene interamente dedicata una sede espositiva al peculiare rapporto dell’artista con il territorio, la città di Carrara e il marmo. Un rapporto viscerale e continuativo, intimamente posto alla base dei più celebri capolavori del maestro, alla cui conoscenza il visitatore sarà introdotto attraverso numerose e diversificate testimonianze e alcuni importanti prestiti gentilmente accordati dalla Provincia di Massa Carrara, dall’Accademia di Belle Arti di Carrara e dall’Archivio di Stato di Massa.

Michelangelo, Carrara e il marmo costituiscono il trait d'union delle sei sale tematiche poste al piano nobile in un percorso che si snoda attraverso riproduzioni quali il Mosè in scala 1:1, ologrammi come quello del David che prende vita in una stanza, video, fotografie, stampe, fac-simili, video e documenti storici.

Il piano terra rialzato, pensato per le mostre temporanee, ospita una sezione di approfondimento sulla storia della Villa e della famiglia Fabbricotti.

Completa il percorso espositivo il piano seminterrato dove, oltre agli ambienti riservati alla didattica e alla lettura e a uno spazio caffetteria, sono ospitate due sale dedicate alle produzioni cinematografiche che nel 2017 hanno celebrato il legame tra Michelangelo e la città di Carrara: Il Peccato di Andrei Konchalovsky e Michelangelo – Infinito di Emanuele Imbucci con Enrico Lo Verso e Ivano Marescotti.

Circonda l’edificio della Villa il parco della Padula, trasformato in occasione dell'XI Biennale di Scultura del 2002, in parco artistico di opere d’arte ambientali, dove il contesto paesaggistico diviene spazio dinamico rivisitato in chiave contemporanea attraverso l’integrazione tra ambiente e territorio con i lavori di artisti di fama internazionale quali Merz, Mainolfi, Parmeggiani e Morris.

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Photo Credits: @MicheleAmbrogi

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TEATRO DEGLI ANIMOSI E PIAZZA FABRIZIO DE ANDRE' (già piazza Cesare Battisti)

Il Teatro degli Animosi, assieme al Politeama Verdi ci racconta l’inizio della fase moderna dell'espansione urbanistica di Carrara.

Dopo 300 anni vissuti dentro la cerchia di mura medievali e altri 300 passati dentro le mura rinascimentali volute da Alberico I, nell’Ottocento, assieme alla vita economica e sociale cambia anche l’urbanistica della città.

La comunità cresciuta all’ombra del Duomo, del Castello e dei palazzi di piazza Alberica, sceglie un nuovo edificio intorno a cui riunirsi: il Teatro degli Animosi.

Siamo nella stagione d’oro del marmo e la città ha bisogno di nuovi edifici, nuove officine, nuove case, nuove strade per far passare carri che portano incessantemente i blocchi verso il mare.

Il prezzo più alto lo pagano le mura e le porte monumentali del Cinquecento che vengono rase al suolo. Dove sorgeva la Nuova Porta a Mare viene creato lo spazio per una nuova strada, una nuova piazza, nuovi edifici il più importante dei quali è appunto il Teatro degli Animosi che deve il suo nome alla “Compagnia degli Animosi”, il sodalizio di privati cittadini che ne finanziano la realizzazione e vengono ricordati dall’epigrafe posta sulla balaustra: “«MDCCCXXXIX A INGENTILIRE I COSTUMI PER L'ARTE CHE PIU' ALLETTA ED AMMAESTRA I CITTADINI ANIMOSI ERIGEVANO»

L’edificio, progettato dall’architetto lucchese Giuseppe Pardini, era stato infatti finanziato con soldi completamente privati, dai ricchi cittadini di Carrara. Alle stagioni liriche e teatrali che la borghesia locale organizzava, partecipava comunque, dal loggione, anche un fitto e variopinto popolo di appassionati capace di saltare pranzo e cena pur di acquistare il biglietto per l’opera lirica.

Nel 1845 Charles Dickens così tratteggia la città: “Carrara, tutta circondata da alte colline, è una città chiara e piuttosto pittoresca. Pochi turisti vi soggiornano; e la popolazione è tutta più o meno occupata con la lavorazione del marmo(…) E’ fornita di un bel teatrino, appena costruito: ed è interessante l’uso di formare un coro di cavatori, che sono autodidatti e cantano ad orecchio. Li ho ascoltati in un'opera comica e in un atto della Norma e se la cavarono molto bene”.

 

Photo Credits: @MicheleAmbrogi

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POLITEAMA E PIAZZA MATTEOTTI

Il Politeama Verdi, assieme al Teatro Animosi rappresenta il cuore dell’Ottocento; racconta il nuovo passaggio di livello nella struttura urbanistica della città, nei suoi equilibri e nel suo baricentro sociale e culturale. Lì dove hanno dominato la chiesa e i nobili adesso arrivano nuovi attori: piazze e teatri ne sono la celebrazione.

Nel 1100 il cuore del borgo era intorno al Duomo con commerci e politica che si muovevano all’ombra delle arcate dell’edificio religioso.
Nel 1500 il cuore della cittadina diventa piazza Alberica, uno spazio ampio, aperto, pubblico e laico, dove si affacciano i palazzi delle ricche famiglie aristocratiche. Connesso con il palazzo del Principe.

Nel 1800 il cuore della città si trasforma ancora e viene progettato intorno al Politeama Verdi che diventa, per dimensioni e importanza, il simbolo della nuova città borghese. Dopo la chiesa e il municipio nasce un nuovo tipo di edificio pubblico destinato ad un altro tipo di servizio per la collettività.

Ancora una volta l’elemento spaziale necessario a dare significato pieno a questo nuovo sviluppo è la piazza, una piazza grande il doppio rispetto a piazza Alberica, su cui si costruiscono e affacciano non più palazzi della nobiltà ma palazzine di edilizia in affitto. Un nuovo centro di aggregazione sociale e commerciale sta nascendo.

L’allora piazza Farini viene realizzata su di un’area già parzialmente usata come cimitero urbano, ed è progettata assieme al teatro da 1500 posti, dall’architetto Leandro Caselli, formatosi a Torino alla scuola di Antonelli e ingegnere capo del Comune di Carrara dal 1884. A lui si deve la visione della nuova città in cui l’attuale piazza Matteotti e il Politeama sono i simboli della discontinuità con il passato, rivolti non più verso le montagne ma verso il mare.

Il lato sud è ingentilito dalla pregevole facciata neo-rinascimentale di Palazzo Vacchelli e da quella di Palazzo Giampaoli, progettato dall’architetto Enrico Galeotti.

Sempre nel lato sud della piazza, due fontane riproducono le opere di due grandi scultori carraresi: il “Porcellino” di Pietro Tacca (l’originale, famosissimo, si trova a Firenze, davanti alla Loggia dei Mercanti ed ispirò, tra l’altro, l’omonima favola di Andersen) ed il “Cavallino” di Arturo Dazzi.

 

Photo Credist: @SEA_Editore2019

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STUDI NICOLI

Gli Studi Nicoli sono la massima espressione arrivata fino a noi delle case-laboratorio che si sviluppano a Carrara nel 1800. Siamo nel pieno del boom del marmo di cui c’è una richiesta costante. Le strade sono invase di carri trainati da buoi e stracolmi di blocchi di marmo. Servono spazi semrpe più grandi dove poter lavorare e rispondere alle aspettative dei clienti.

Carlo Magenta, nel 1871 racconta così: “42 segherie armate di 200 telai e 20 frulIoni sorgono sulle rive del Carrione, 115 officine di scultura e d'ornato si annumerano nell’interno della piccola e laboriosa città”

Gli studi Nicoli che, nel 1878 si trasferiscono da via Carriona in questa zona ancora poco urbanizzata, prevedono una foresteria per gli artisti e ampi spazi per il modellato e il laboratorio. In questo modo si potevano realizzare opere a carattere monumentale in tempi molto più brevi mentre il laboratorio stesso diventava una sorta di museo vivente.

L’intera economia della città si fonda sull’estrazione, trasporto e lavorazione del marmo.

3000 persone lavorano alle cave, circa 100 donne sono dedicate a portar acqua per uso dei cavatori, 550 persone lavorano nelle officine di scultura..” (Carlo Magenta 1871).

Il monumento al cavatore del 1995 di Floriano Bodini, scavato in un blocco unico di marmo, e posto in Piazza XXVII Aprile, testimonia il prezzo di fatica e di vite che generazioni di lavoratori hanno pagato per donare tanta bellezza al mondo.

Questa piazza è posta alla fine di via Verdi (ex via San Francesco) un’importante arteria che, dal Castello del Principe, usciva dalla Porta Maestra e si avviava verso Massa. E’ realizzata secondo le idee di Alberico I che, nel Cinquecento, immaginava le strade anche con uno scopo narrativo, progettando alla loro fine edifici come quinte teatrali. Un fondale, in questo caso, realizzato con la Chiesa di San Francesco e la sua scalinata, ammirabile fin dal centro.

Fede e potere a guidare i passi dei cittadini.

 

Photo Credits: @MicheleAmbrogi

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PIAZZA GRAMSCI

Piazza Gramsci ossia i giardini del Castello del Principe.

Nei giardini, tra gli alberi e i busti di marmo, il Palco della Musica, chiosco della banda musicale in stile liberty, racconta il clima di festa delle serate carraresi. La fontana “La Palla di Marmo Galleggiante” opera dall’artista statunitense Kenneth Davis è un’ode alla leggerezza del marmo mentre l’anima anarchica di Carrara è ricordata nel monumento ad Alberto Meschi, opera dello scultore Nelli, che fu il primo omaggio di questo tipo fatto in Italia per onorare un anarchico.

Sullo sfondo, a fare da quinta scenografica, l’edificio delle Scuole delle Figlie di Gesù con la Biblioteca Civica Lodovici.

 

Photo Credits: @SEA_Editore2019