31 ottobre 2017. Carrara, città italiana della Toscana al confine con la Liguria, immersa in uno scenario naturale unico, racchiuso tra le Apuane, le spiagge versiliesi e le Cinque Terre, nota in tutto il mondo per le cave di marmo bianco, si aggiudica il titolo di Creative City UNESCO nella categoria del craft (artigianato).
Città del saper (come) fare, con una storia che affonda le sue radici fino ai Romani, luogo di creazione, fucina che ha forgiato i più importanti monumenti del Mondo, Carrara è un territorio unico sia per la sua particolare conformazione, sia per la sua storia antica legata alla lavorazione del marmo. Terra aspra di gente aspra, che la vita se l’è conquistata ogni giorno con un lavoro duro e pericoloso, ma anche intensamente affascinante. Carrara ha un dunque un cuore pieno d’orgoglio e la sua gente, rude e schiva, nasconde un forte senso di appartenenza.
Tra le manifestazioni degne di nota si annoverano la Biennale ed il Simposio di Scultura di Carrara, l’apertura degli oltre duecento studi di artisti durante la manifestazione Studi Aperti a Primavera, lo spettacolo delle cave illuminate di notte a Natale, la fiera del marmo diffusa White Carrara Downtown. Tra i luoghi di interesse spiccano, oltre al mare, alle Alpi Apuane e alle cave di Marmo, il Duomo (XI sec) e l’Accademia di Belle Arti fondata nel 1769, la cui sede centrale è ospitata attualmente nei due edifici attigui: il medioevale castello Malaspina ed il rinascimentale Palazzo del Principe Cybo. All’interno di queste sedi è conservata parte di una ricca collezione di gessi originali di artisti famosi, tra cui ricordiamo Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen. Carrara vanta anche tre musei (Museo del Marmo, Centro Arti Plastiche per l’arte contemporanea e Museo di Villa Fabbricotti alla Padula con all’interno una mostra permanente sul legame tra Michelangelo e Carrara) ed un parco di arte ambientale (Parco della Padula).
Anche i paesi a monte sopra Carrara e ai piedi delle Apuane sono degni di nota. Non solo Colonnata, famosa per la produzione del lardo nelle conche di marmo, ma anche Torano o Miseglia che sono stati costruiti quasi interamente riutilizzando pezzi di marmo scartati dalla lavorazione di cava.
Drammaticamente sospeso tra escavazione industriale e lavorazione artistica, il destino del marmo e della sua terra è a un punto di svolta: si aprono nuove e più equilibrate strade che possono riportare il marmo alle sue originarie radici, piantate nel profondo terreno della sua lucente bellezza. Strade che sanno coniugare lavoro, produzione, tecnologia e ambiente, attraverso un patrimonio di esperienze e di conoscenze che possono offrire e attrarre maestranze, rivelare e accogliere maestri: nel campo dell’arte, del design, dell’architettura e di ogni espressione creativa che intende ed osa confrontarsi con questa materia, con questi paesaggi densi di vertigine e bellezza naturale.
Il “nostro” marmo viene ancora scelto in tutto il mondo come materiale di lusso, non solo in architettura, ma anche dalle arti visive contemporanee. Eppure sono proprio queste ultime a non riuscire, troppo spesso, ad attribuire alla materia “marmo” un linguaggio autonomo, con un significato intrinseco, che per essere compreso ha bisogno di un tempo di lettura e di rielaborazione che si colloca fuori dal tempo contingente. Il tempo sospeso, ancestrale ed infinito della Natura; un tempo, questo, che a Carrara ancora esiste perché si vive ancora a contatto con il Sublime, perché ancora salire in cava significa misurare la forza d’azione umana con quella superiore della natura.
Il marmo parla una lingua sempre meno nota e per questo le (poche) sculture che si incontrano nei circuiti ufficiali dell’arte contemporanea sono (spesso) raffinate perifrasi concettuali sulla materia in sé o trascrizioni fedeli dell’idea a partire da un concetto dato. Sono poche (ma ci sono) le eccezioni che riescono a coniugare conoscenza della materia all’attualità del linguaggio, adeguatezza dei contenuti alla capacità espressiva, innovazione tecnologica alla capacità di percorrere con rispetto ed originalità le strade già percorse dagli elementi che compattandosi hanno dato origine alla materia marmo. Eppure il marmo ancora oggi viene considerato come punto di arrivo, come momento in cui la carriera trova un punto fermo.
In altre parole il clima di Post Monumentalità in cui l’arte si compie oggi, per dirla parafrasando il titolo – centratissimo- scelto dal curatore Fabio Cavallucci nel 2010 per la Biennale di Carrara, che sembrerebbe mettere in discussione il marmo come cifra espressiva della durata nel tempo e quindi della monumentalità, in realtà non prescinde da un riferimento chiaro alla materia marmo perché questa viene ancora sentita come approdo.
A Carrara, spesso noncuranti delle tendenze mondiali, gli artisti – che vengono da tutto il mondo e scelgono di restare- sono prima di tutto artigiani: trascorrono una vita intera a cercare la perfetta alchimia che muove mano e pensiero. Il marmo non è concettuale, è materico, c’è.
Per saperne di più:
http://en.unesco.org/creative-cities/